Il Re è nudo: ora i cittadini lo vedono e capiscono qual è la verità. Ecco cosa sta accadendo nel mondo della scuola
Il Covid-19 è
sicuramente una disgrazia; di fatto, però, ha smascherato inadempienze e
interessi di molteplici attori, che negli ultimi decenni hanno contribuito al
degrado della scuola in particolare, e come conseguenza, in generale, della
considerazione della cultura. Basta dare un’occhiata ai curricula di chi siede
nelle stanze del potere. Il Re è nudo: ora i cittadini lo vedono e capiscono
qual è la verità. Nessuna persona intelligente può più credere alla storiella
che solo la scuola statale è pubblica, laica, aperta a tutti, gratuita,
trasparente e che uno Stato laico non può finanziare la scuola paritaria,
privata, di indirizzo, la scuola dei ricchi.
La
Costituzione è stata ampiamente stravolta e vilipesa nel suo genuino
riconoscimento del diritto alla libertà di scelta educativa e di insegnamento.
Il covid ha lanciato sulla scena della tragedia i fondamentali
del problema, nudi e crudi, che raccontano gli aspetti più drammatici della
scuola pubblica, statale e paritaria, in Italia, come descritto di seguito. La
scuola pubblica statale, nel corso degli ultimi decenni, privata dell’autonomia
necessaria (quella sulla carta non serve a nessuno), perdeva i pezzi. Non solo
non era gratuita ma diveniva una impressionante voragine senza fondo che
risucchiava, fuori ogni controllo, le tasse dei cittadini. Eppure fino al
pre-covid – e sarà peggio nel post - la famiglia ha portato la carta igienica,
ha provveduto a lavori di manutenzione ordinaria, ha versato un “contributo
volontario” fino a mille e più euro, ha sopportato il carosello dei docenti, ha
compatito il bambino disabile senza il sostegno. Alla famiglia è stato fatto
“bere” del tutto acriticamente che sono i “cospicui” contributi erogati alla
scuola privata confessionale dei ricchi ad affamare la scuola statale. Eccoli:
500 euro ad allievo, destinati ai 900 mila studenti delle 12 mila paritarie; di
conseguenza il risparmio proprio per i cittadini sarà, all’anno, di euro 8.000
(8.500 costa un allievo della statale). Dunque i genitori dei 900 mila di cui
sopra sono i primi finanziatori dello stato italiano con 6 Mld annui.
La mancanza di verità genera situazioni monstre
nell’aberrazione, anche economica…. Intanto dall’Europa giungeva una conferma
incontrovertibile: la scuola italiana arriva agli ultimi posti Ocse-Pisa, in
quanto regionalista, classista e discriminatoria; nel 2019 il sistema
scolastico italiano viene definito di scarsa qualità, perché iniquo. Occorre
aggiungere che tale situazione deriva da una dato di fatto molto evidente:
l’Italia è la più grave eccezione in Europa in termini di garanzia del diritto,
per lo studente, di apprendere senza alcuna discriminazione. Non solo: i
dirigenti delle scuole statali, senza autonomia scolastica, hanno le mani
legate, non possono fare della propria scuola una scuola di qualità. I docenti
se li vedono inviati da Roma e non sempre per le cattedre vuote. Ai genitori è
stato detto di farsi andar bene tutto, perché la scuola statale è gratuita…In
realtà hanno il diritto di ribellarsi e non solo per un senso civico, ma perchè
hanno pagato 8.500 euro. “Perché manca il docente, perché devo portare la carta
igienica per mio figlio, e la risma per le fotocopie?” Domande che la famiglia
dopo un po' ha smesso di farsi per sfinimento, o consolata dalla storiella
delle paritarie mangiasoldi…. E il pianeta docenti? Un mostro con protuberanze
enormi dove non occorrono, per avere, alla fine una iniqua esplosione di
precari senza diritti (licenziati a giugno e riassunti a settembre, per anni…
per fortuna d’estate non mangiano) e 85 mila cattedre vacanti a settembre 2020.
Neanche a pagarli a peso d’oro si trovano in Italia docenti nelle discipline
scientifiche. Non a caso siamo agli ultimi posti Ocse-Pisa in matematica,
scienze e comprensione del testo, come delle lingue. Risulta evidente che la
soluzione di porre in classe i laureandi trasformandoli in studenti lavoratori
è un rimedio peggiore del male. Il cittadino medio deve ricominciare a porsi la
domanda: “Come è possibile avere tanti precari e contemporaneamente posti
vacanti e famiglie che lamentano il carosello dei docenti?” Molto semplice: in
Italia abbiamo docenti che vivono in località ove la cattedra non c’è e
viceversa. Quindi le promesse sulla mobilità sono una promessa irresponsabile.
Il docente del sud che riceva la cattedra di matematica vicino a casa è
un’utopia. E se anche capitasse, rinuncerebbe il giorno dopo aver firmato: o
mangia abitando sulla strada, o dorme in affitto senza mangiare. Quindi manca
il docente nel nord, si ingenera il precariato e si alimentano le classi
vacanti, in una confusione indescrivibile. Sono 10 anni che si domanda un
censimento dei docenti in Italia come è avvenuto in Francia, ma da noi la
chiarezza è nemica della politica approssimativa. A proposito della laicissima
Francia emerge la seconda maschera che il covid-19 ha fatto cadere. Il nemico
dello Stato italiano era proprio la scuola pubblica paritaria, l’odioso
“privato” che ruba i danari dei cittadini? Guardando all’Europa si legge tutta
un’altra storia. Addirittura la laicissima Francia trova che è bene favorire il
pluralismo educativo, tanto da ritenere normale il pagare i docenti della
statale e della paritaria confessionale allo stesso modo. I Paesi europei che
negli ultimi decenni sono usciti a fatica da regimi dittatoriali, come dal
comunismo, hanno spinto le nuove democrazie verso una necessità quasi
spasmodica di reintrodurre l’interazione tra pubblico e privato, laddove
esisteva solo la logica statalista. L’Italia, che godeva fino dal 1945 di
democrazia e libertà non aveva le ferite fresche; quindi i superficiali e
ignoranti figli dei padri che avevano perso la vita in campo di concentramento,
o che avevano fatto la Costituzione, hanno potuto permettersi il lusso di
distruggere il pluralismo educativo. Di conseguenza, mentre nei Concordati con
i Paesi dell’ex blocco sovietico, post caduta del muro di Berlino, si riscontra
un sostegno pubblico e generalizzato alle scuole private anche di origine
confessionale, lo Stato italiano spreca tempo a combatterle al grido di “morte
alle pubbliche paritarie” che gli regalano 6 mld di euro annui…. Si evidenzia
l’assurdo di una politica italiana involutiva, da suicidio eutanasico. Di
conseguenza il covid-19 fa piombare sul palco l’ingiustizia delle ingiustizie:
in Italia il ricco sceglie e il povero si accontenta. Negli ultimi decenni i
veri lesi sono gli studenti più fragili per ragioni economiche, per estrazioni
territoriali, per disabilità. Una verità cosi dirompente si è imposta con forza
su tutti gli schieramenti politici. A questo punto nessuno si è più sottratto,
almeno a parole (troppo grave non pronunciarsi a favore: solo un irresponsabile
l’avrebbe fatto): autonomia, parità e libertà di scelta educativa sono da
introdurre in Italia, favorendo un processo virtuoso fra pubblico e privato.
L’art 3 della Costituzione dice chiaramente che “E’ compito della Repubblica
rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto
la libertà e l'eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della
persona umana e l'effettiva partecipazione di tutti i lavoratori
all'organizzazione politica, economica e sociale del Paese”. Eppure negli
ultimi decenni non un cenno di sdegno si è levato nelle aule del Parlamento,
nelle Chiese, nelle sacrestie, nei Palazzi e nelle piazze a favore di tutti
quegli studenti e studentesse discriminati per ragioni economiche nel diritto
all’istruzione, che deve essere garantito e gratuito per tutti ai sensi dei
Patti Internazionali. Nessun disagio per la mancata applicazione dell’art. 26
della Dichiarazione Universale dei diritti dell’uomo che recita testualmente “I
genitori hanno diritto di priorità nella scelta del genere di istruzione da
impartire ai loro figli.” Patti educativi e costi standard di sostenibilità
risolvono nell’immediato il dramma della mancanza di ambienti e di organico e
nella lunga distanza garantiscono un sistema scolastico integrato. Le scuole
laiche e confessionali che chiedono rette dagli 8 mila euro in su, che sono
davvero le scuole dei ricchi per i ricchi, sono sempre più potenti e forse non
hanno alcun interesse ai patti educativi: rischierebbero di perdere l’élite.
Sul palcoscenico si recita un copione che sembra attaccarle, e invece le
tutela. In queste ore si dice che la scuola riparte il 07/09, poi no, il 14/09,
poi dietrofront: decidano le Regioni, come di loro competenza… nel frattempo si
sospenderà per le elezioni, intanto la scuola non riparte, e il Governo scarica
sul covid prima, sui presidenti di Regione, sui dirigenti statali a seguire,
effetti scenografici per confondere le acque. In 20 anni abbiamo tolto alla
famiglia povera la possibilità di esercitare la propria responsabilità
educativa in modo libero e consapevole; dulcis in fundo, il consenso informato
ottenuto (estorto?) dai genitori - cioè autorizzare nelle attività
extrascolastiche le lezioni gender ai figli - dirà chiaramente che la
formazione antropologica dei cittadini italiani è competenza dello Stato. Leggi
simili a quella sul tema citato, in discussione oggi al Parlamento Italiano,
esistono in Europa, dove però la famiglia può scegliere a costo zero fra una
statale, e una paritaria anglicana, cattolica, ortodossa e laica. In Italia il
povero non può. Quindi verrà indottrinato. In questi anni si è abbassato il
livello culturale, portando il povero ad una logica di assistenzialismo sociale
sul modello del reddito di cittadinanza, azzerando la capacità cognitiva di chi
non può pensare se non che la statalizzazione è la panacea di tutti i mali,
come pure lo sarebbe il taglio degli stipendi e dei parlamentari… Peccato che
con gli ultimi due governi sono più che raddoppiati i costi e i numeri per la
casta dei consulenti ed esperti che – ciliegina – finiscono per guadagnare più
del presidente del Consiglio. L’avventura del gieffino Casalino docet.
Chi appena pensa e riflette ha avuto il sentore che, per consolidare uno status di “sudditanza consenziente”, dopo aver abbassato il livello culturale, chiuso qualche giornale, limitati i presidi di libertà, con una normativa fitta e contraddittoria si sarebbe ridotta la libertà di parola e attraverso un funzionamento limitato delle aule parlamentari si sarebbe ridotta la democrazia. L’allarme era già stato lanciato in occasione della Manovra Finanziaria di fine 2018, quando i cittadini hanno assistito impotenti e basiti alla grande compressione del ruolo del Parlamento e alla più totale mancanza di un opportuno confronto con i corpi sociali, come ha sapientemente ricordato il Presidente Mattarella. Evidentemente il taglio dei parlamentari va in questa direzione, ben lontana dall’obiettivo di risparmiare danari, considerato che il contribuente paga due volte per i consulenti, a scapito dei rappresentanti del popolo liberamente e responsabilmente eletti. D’altronde per ritrovare in Italia un Governo eletto dal popolo occorre tornare al 2011. Da qui le soluzioni: far ripartire il diritto all’istruzione per tutti, con i patti educativi fra pubblico e privato che ci sta, e costi standard di sostenibilità per allievo; stabilizzare i precari e censire docenti e cattedre. E soprattutto i politici e i conniventi sappiano che questo è il tempo favorevole, non a ottobre post elezioni, perché a quest’ultimo appuntamento i cittadini sono chiamati Regione per Regione a informarsi e a votare in modo responsabile. Allora le sirene dei Palazzi avranno voci molto lontane e indistinte… per i milioni di Ulisse legati al palo della propria coscienza. Dopo di che l’elettore si assumerà le proprie responsabilità: i poveri smettano di bussare alle porte delle paritarie: per loro lo Stato ha deciso che c’è solo la scuola statale. Le paritarie smettano di indebitarsi e portino le rette a 8 mila euro: chi può paghi, come ad esempio molti parlamentari di ogni colore, chi non può si arrangi. Premier, ministra, governo ci pensino. Nessuno più dica: “Che cosa potrà mai succedere?”. Oppure: “Che cosa è successo?”. Uomo avvisato…