giovedì 7 gennaio 2021

GIOVANI: DANNI IRRIVERSIBILI DALLA PORNOGRAFIA (brano tratto da un articolo di Fabrizio Fratus)

 LA NUOVA DIPENDENZA: LA   PORNOGRAFIA


"Vorrei andare oltre le femministe che dicono che la  pornografia è la teoria, e lo stupro la pratica, e dire che la pornografia è già la pratica.  
La pornografia, a mio parere, è espressione di abusi sessuali." Jeffrey Moussaieff Masson

L’uso della pornografia è in costante crescita: oltre l’8o% degli uomini in Italia fa uso di pornografia per stimolarsi, le donne raggiungono il 30%. I giovani fanno uso del porno per conoscere il sesso, per informarsi dell’atto sessuale, trasformando la visione pornografica in una nuova fonte dell’educazione sessuale. In questo modo la possibilità di avvicinarsi alla conoscenza della sessualità in modo graduale si spegne e il sesso diviene un meccanismo materiale, utilizzato solo per provocare e provare piacere. Inoltre la bellezza di condividere la propria intimità con un’altra persona viene sostituita dall’esperienza solitaria ed individualistica della masturbazione. Proviamo a percorrere una normale crescita sessuale di un ragazzo o di una ragazza, a cui non siano stati forniti strumenti derivati dalla  formazione scolastica  o dalla visione di prodotti pornografici. I giovani in questione avranno un avvicinamento moderato e per gradi, senza nessun tipo di conoscenza specifica e ben definita, saranno cauti e, progressivamente, interpreteranno un percorso di conoscenza derivato dall’ esperienza diretta. Si parte da un ingenuo bacio per finire con l’atto sessuale completo, passando anche per situazioni richiamabili di tipo boccaccesco. Il sesso viene, quindi, vissuto, conosciuto, scoperto e voluto in modo diretto e sincero, scoprendo il suo mistero passo dopo passo. Oggi, invece, si tralascia qualsiasi tipo di grado, in modo esplicito e diretto, traducendo tutto in un atto consequenziale a un normale rapporto tra due giovani che si piacciono. Non vi è più un percorso da “costruire” assieme, che poi porterà al rapporto completo, ma un rapporto mordi e fuggi che fa tanto “grandi”. Così viene insegnato ai giovani ragazzi. Inoltre questa metodologia del rapporto tra giovani causa anche un altro danno: quello di non ricordare con affetto e dolcezza le prime carezze e i primi scambi di amore adolescenziali. Il sesso diventa, allora, atto fine a se stesso, in cui il coinvolgimento dell’altro è solamente in rapporto alla soddisfazione personale e materiale.

Vediamo di capire come i giovani siano arrivati a questo punto. La scuola ha contribuito alla divulgazione errata del rapporto tra i giovani e il sesso? Certamente sì. Se a questo si aggiunge, poi, la possibilità di vedere qualsiasi tipo di materiale pornografico tramite internet, il gioco è fatto. Pensiamo a un ragazzo tra i 10 e i 12 anni che, per gioco, come per sfida, inizierà a guardare i video sul web. La sua percezione del sesso, degli uomini come delle donne, sarà viziata da quanto avrà assimilato durante la visione e, conseguentemente, anche il suo rapportarsi con il diverso sesso sarà ovviamente viziato. Già dall'età di 14 anni, infatti, i ragazzi hanno rapporti sessuali di vario tipo sia con giovani della stessa età sia con persone più grandi. È un dato inquietante ma facilmente dimostrabile. Sono diversi i casi in cui giovani adolescenti si ritrovano nei bagni della scuola per consumare sesso e vi sono, persino, alcuni casi in cui l’atto sessuale è uno scambio di tipo commerciale: “ti faccio questo in cambio di quello”. Tutti ricorderanno quanto è successo a Roma con il caso delle baby-squillo, le giovani quattordicenni divenute prostitute spontaneamente. Questa vicenda è la punta di un iceberg, che ricorre tutti i giorni, in forme diverse, ma con alla base il medesimo modus operandi che porta i giovani anche a interagire sul web con adulti per prestazioni sessuali di diverso genere.
Molti genitori credono, sbagliando in modo assoluto, che il loro figlio, maschio o femmina che sia, solo perché ha un età di 13 o 14 anni non sia stato “colpito” da questo nuovo problema sociale: la pornografia. Ma è una considerazione altamente ipocrita; quasi certamente in modo diretto o indiretto quasi tutti i ragazzi delle scuole secondarie, oggi, arrivano a contatto con la pornografia, basta un semplice smartphone . Sono chiamati “generazione youporn”. I ragazzi, crescendo, acquisiscono una curiosità naturale per tutto quanto concerne il sesso con riferimento al proprio corpo come a quello del sesso opposto. Diviene così normale e comprensibile trovare risposte ai propri quesiti, mentre in passato ci si rivolgeva agli amici che spesso non sapevano molto più di coloro da cui proveniva la domanda, ma oggi semplicemente si digita sul proprio mezzo tecnologico e si ha la possibilità di venire a conoscenza di tutto sia sotto il profilo letterario e scientifico, come sotto quello visivo e pornografico. Finire su un sito pornografico può anche capitare per puro caso, ma una volta avvenuto il “primo contatto” diverrà difficile non esserne coinvolti. La domanda, quindi, diviene automatica: si vuole davvero lasciare al proprio figlio un sito porno come mezzo di conoscenza della sessualità? Penso che nessuno risponderebbe con un sì. Nasce quindi un secondo problema, come intervenire? La risposta sarebbe semplice: con una buona educazione. Ma ecco un altro problema della nostra società. I genitori hanno delegato l’educazione alla scuola che però, per diversi motivi, non è in grado di soddisfare questa esigenza educativa lasciando i giovani senza punti di riferimento… Ecco spiegato perché sempre più i punti di riferimento per i nostri ragazzi sono idoli musicali, calciatori o attori. Anche in passato era così, ma vi erano diversi filtri: la famiglia, la scuola, la comunità.
La Siams segnala i primi casi anche in Italia di impotenza giovanile e proprio per studiare il disturbo ha condotto una ricerca su un campione di 28.000 utenti di siti pornografici tra il 2005 e il 2010.Tra i frequentatori dei siti pornografici il 3,9% ha meno di 13 anni e il 5,8 fra 14 e 18 anni. La percentuale raddoppia fra 19 e 24 anni (10,6%) e poi fra 25 e 34 anni (22,1%)…
Nell’indagine, in cui sono stati coinvolti ben 28.000 uomini di nazionalità italiana, si è dimostrato, quindi, come la maggioranza dei soggetti facesse uso di materiale pornografico quotidianamente per masturbarsi; questo uso così frequente è la causa della progressiva diminuzione di desiderio sessuale relativo al rapporto di coppia sino ad arrivare a un’incapacità di erezione con la propria donna. A ogni impulso la nostra mente, come il nostro corpo, si adatta rapidamente e ciò comporta che quanto prima era stimolante, eccitante, interessante, emozionante, stuzzicante diviene normale, non provoca più nessun tipo di seduzione, provocando così la necessità di trovare subito qualche cosa di più forte. L’uso della pornografia e il suo eccesso, quasi sempre automatico, provocano modificazioni al cervello: le immagini sono pensate per sovra-stimolare la mente, cercando di aumentare in continuazione il nostro bisogno. Facciamo un esempio per comprendere cosa accade esattamente: quando il nostro sistema visivo si abitua a una luce fortissima e, successivamente, torna a una situazione di normalità, ciò che lo circonda per un attimo rimane buio. Orbene, proprio come nel caso descritto, la visione di immagini sempre più forti e coinvolgenti, reperibili in internet o nei video pornografici, agisce nello stesso modo, stimolando con una forza superiore al normale i nostri centri cerebrali relativi all’eccitazione. Ecco spiegato perché, poi, al momento di un rapporto sessuale con la propria compagna, ricevendo stimoli di eccitazioni molto inferiori a livello mentale, si hanno difficoltà erettili che, con il progredire, conducono a una vera e propria impotenza data da mancanza di stimolo sessuale. dato molto allarmante è che tra i visitatori molti sono ragazzi giovanissimi che iniziano a navigare sui siti pornografici anche prima dei 14 anni. L’analisi della SIAMS parla di un uso sbagliato ed eccessivo di pornografia online che ha inizio nella prima fase della adolescenza, causando l’anoressia sessuale, un sintomo per cui ragazzi tra i 20 e i 25 anni non riescono a provare desiderio sessuale, anche senza che abbiano nessun tipo di problematica fisica. “E’ una vera e propria sindrome clinica che colpisce la fascia più giovane della popolazione maschile, che ha difficoltà di erezione associata a un progressivo disinteresse al sesso” spiega Carlo Foresta, andrologo dell’università di Padova e presidente della SIAMS