LA NUOVA DIPENDENZA: LA PORNOGRAFIA
"Vorrei andare oltre le femministe che dicono che la pornografia
è la teoria, e lo stupro la pratica, e dire che la pornografia è già la
pratica. La pornografia,
a mio parere, è espressione di abusi sessuali." Jeffrey
Moussaieff Masson
L’uso della
pornografia è in costante crescita: oltre l’8o% degli uomini in Italia fa uso
di pornografia per stimolarsi, le donne raggiungono il 30%. I giovani fanno uso
del porno per conoscere il sesso, per informarsi dell’atto sessuale, trasformando
la visione pornografica in una nuova fonte dell’educazione sessuale. In questo
modo la possibilità di avvicinarsi alla conoscenza della sessualità in modo
graduale si spegne e il sesso diviene un meccanismo materiale, utilizzato solo
per provocare e provare piacere. Inoltre la bellezza di condividere la propria
intimità con un’altra persona viene sostituita dall’esperienza solitaria ed
individualistica della masturbazione. Proviamo a percorrere una normale
crescita sessuale di un ragazzo o di una ragazza, a cui non siano stati forniti
strumenti derivati dalla formazione scolastica o dalla visione di
prodotti pornografici. I giovani in questione avranno un avvicinamento moderato
e per gradi, senza nessun tipo di conoscenza specifica e ben definita, saranno
cauti e, progressivamente, interpreteranno un percorso di conoscenza derivato
dall’ esperienza diretta. Si parte da un ingenuo bacio per finire con l’atto
sessuale completo, passando anche per situazioni richiamabili di tipo
boccaccesco. Il sesso viene, quindi, vissuto, conosciuto, scoperto e voluto in
modo diretto e sincero, scoprendo il suo mistero passo dopo passo. Oggi,
invece, si tralascia qualsiasi tipo di grado, in modo esplicito e diretto,
traducendo tutto in un atto consequenziale a un normale rapporto tra due
giovani che si piacciono. Non vi è più un percorso da “costruire” assieme, che
poi porterà al rapporto completo, ma un rapporto mordi e fuggi che fa tanto
“grandi”. Così viene insegnato ai giovani ragazzi. Inoltre questa metodologia
del rapporto tra giovani causa anche un altro danno: quello di non ricordare
con affetto e dolcezza le prime carezze e i primi scambi di amore
adolescenziali. Il sesso diventa, allora, atto fine a se stesso, in cui il
coinvolgimento dell’altro è solamente in rapporto alla soddisfazione personale
e materiale.
Vediamo di
capire come i giovani siano arrivati a questo punto. La scuola ha contribuito
alla divulgazione errata del rapporto tra i giovani e il sesso? Certamente sì.
Se a questo si aggiunge, poi, la possibilità di vedere qualsiasi tipo di
materiale pornografico tramite internet, il gioco è fatto. Pensiamo a un
ragazzo tra i 10 e i 12 anni che, per gioco, come per sfida, inizierà a
guardare i video sul web. La sua percezione del sesso, degli uomini come delle
donne, sarà viziata da quanto avrà assimilato durante la visione e,
conseguentemente, anche il suo rapportarsi con il diverso sesso sarà ovviamente
viziato. Già dall'età di 14 anni, infatti, i ragazzi hanno rapporti sessuali di
vario tipo sia con giovani della stessa età sia con persone più grandi. È un
dato inquietante ma facilmente dimostrabile. Sono diversi i casi in cui giovani
adolescenti si ritrovano nei bagni della scuola per consumare sesso e vi sono,
persino, alcuni casi in cui l’atto sessuale è uno scambio di tipo commerciale:
“ti faccio questo in cambio di quello”. Tutti ricorderanno quanto è successo a
Roma con il caso delle baby-squillo, le giovani quattordicenni divenute
prostitute spontaneamente. Questa vicenda è la punta di un iceberg, che ricorre
tutti i giorni, in forme diverse, ma con alla base il medesimo modus
operandi che porta i giovani anche a interagire sul web con adulti per
prestazioni sessuali di diverso genere.
Molti genitori
credono, sbagliando in modo assoluto, che il loro figlio, maschio o femmina che
sia, solo perché ha un età di 13 o 14 anni non sia stato “colpito” da questo
nuovo problema sociale: la pornografia. Ma è una considerazione altamente
ipocrita; quasi certamente in modo diretto o indiretto quasi tutti i ragazzi delle
scuole secondarie, oggi, arrivano a contatto con la pornografia, basta un
semplice smartphone . Sono chiamati “generazione youporn”. I
ragazzi, crescendo, acquisiscono una curiosità naturale per tutto quanto
concerne il sesso con riferimento al proprio corpo come a quello del sesso
opposto. Diviene così normale e comprensibile trovare risposte ai propri
quesiti, mentre in passato ci si rivolgeva agli amici che spesso non sapevano
molto più di coloro da cui proveniva la domanda, ma oggi semplicemente si digita
sul proprio mezzo tecnologico e si ha la possibilità di venire a conoscenza di
tutto sia sotto il profilo letterario e scientifico, come sotto quello visivo e
pornografico. Finire su un sito pornografico può anche capitare per puro caso,
ma una volta avvenuto il “primo contatto” diverrà difficile non esserne
coinvolti. La domanda, quindi, diviene automatica: si vuole davvero lasciare al
proprio figlio un sito porno come mezzo di conoscenza della sessualità? Penso
che nessuno risponderebbe con un sì. Nasce quindi un secondo problema, come
intervenire? La risposta sarebbe semplice: con una buona educazione. Ma ecco un
altro problema della nostra società. I genitori hanno delegato l’educazione
alla scuola che però, per diversi motivi, non è in grado di soddisfare questa
esigenza educativa lasciando i giovani senza punti di riferimento… Ecco
spiegato perché sempre più i punti di riferimento per i nostri ragazzi sono
idoli musicali, calciatori o attori. Anche in passato era così, ma vi erano
diversi filtri: la famiglia, la scuola, la comunità.
La Siams
segnala i primi casi anche in Italia di impotenza giovanile e proprio per
studiare il disturbo ha condotto una ricerca su un campione di 28.000 utenti di
siti pornografici tra il 2005 e il 2010.
Tra i frequentatori dei
siti pornografici il 3,9% ha meno di 13 anni e il 5,8 fra 14 e 18 anni. La
percentuale raddoppia fra 19 e 24 anni (10,6%) e poi fra 25 e 34 anni (22,1%)…
Nell’indagine,
in cui sono stati coinvolti ben 28.000 uomini di nazionalità italiana, si è dimostrato,
quindi, come la maggioranza dei soggetti facesse uso di materiale pornografico
quotidianamente per masturbarsi; questo uso così frequente è la causa della
progressiva diminuzione di desiderio sessuale relativo al rapporto di coppia
sino ad arrivare a un’incapacità di erezione con la propria donna. A ogni
impulso la nostra mente, come il nostro corpo, si adatta rapidamente e ciò
comporta che quanto prima era stimolante, eccitante, interessante, emozionante,
stuzzicante diviene normale, non provoca più nessun tipo di seduzione,
provocando così la necessità di trovare subito qualche cosa di più forte. L’uso
della pornografia e il suo eccesso, quasi sempre automatico, provocano
modificazioni al cervello: le immagini sono pensate per sovra-stimolare la
mente, cercando di aumentare in continuazione il nostro bisogno. Facciamo un
esempio per comprendere cosa accade esattamente: quando il nostro sistema
visivo si abitua a una luce fortissima e, successivamente, torna a una
situazione di normalità, ciò che lo circonda per un attimo rimane buio. Orbene,
proprio come nel caso descritto, la visione di immagini sempre più forti e
coinvolgenti, reperibili in internet o nei video pornografici, agisce nello
stesso modo, stimolando con una forza superiore al normale i nostri centri
cerebrali relativi all’eccitazione. Ecco spiegato perché, poi, al momento di un
rapporto sessuale con la propria compagna, ricevendo stimoli di eccitazioni
molto inferiori a livello mentale, si hanno difficoltà erettili che, con il
progredire, conducono a una vera e propria impotenza data da mancanza di
stimolo sessuale. dato molto allarmante è che tra i visitatori molti sono
ragazzi giovanissimi che iniziano a navigare sui siti pornografici anche prima
dei 14 anni. L’analisi della SIAMS parla di un uso sbagliato ed eccessivo di
pornografia online che ha inizio nella prima fase della adolescenza,
causando l’anoressia sessuale, un sintomo per cui ragazzi tra i 20 e i 25 anni
non riescono a provare desiderio sessuale, anche senza che abbiano nessun tipo
di problematica fisica. “E’ una vera e propria sindrome clinica che colpisce la
fascia più giovane della popolazione maschile, che ha difficoltà di erezione
associata a un progressivo disinteresse al sesso” spiega Carlo Foresta,
andrologo dell’università di Padova e presidente della SIAMS