Chiediamo al lettore un esercizio di pazienza: seguirci in un ragionamento complesso, probabilmente troppo lungo per i tempi frenetici del presente. Il titolo è già una tesi: dittatura digitale, dittatura perfetta. Al tempo di Primo de Rivera, in Spagna si instaurò un regime autoritario che somigliava a una dittatura senza mostrarne il volto feroce. La chiamarono “dictablanda”, anziché “dictadura”. Il gioco di parole è perfettamente comprensibile anche in italiano. Bigtech, il partito di Silicon Valley, che qualcuno comincia a chiamare Silicon Bullies, i bulli tecnologici, ha perfezionato e reso scientifica la tendenza: colpa degli algoritmi e della chiusura mentale a cui ci hanno assoggettato.
Bisogna prendere fiato, ragionare e tentare
la controffensiva. Non resta molto tempo. Diventa sempre più difficile scrivere
una pagina onesta, dinanzi all’egemonia
dell’ottimismo obbligato nel mezzo di una catastrofe assoluta, il rigore
del politicamente corretto come condizione della tirannia democratica, l’imposizione
di celebrare la rovina e la desolazione come l'alba di un nuovo mondo. Non c'è
niente da celebrare, di cui essere orgogliosi, niente che meriti applausi o
elogi, eppure la nuova Verità irradia il suo bagliore sullo schermo delle
nostre coscienze rischiarate.
Al
presidente degli Stati Uniti è stato decretato l’ostracismo dai gestori
universali dell'opinione, messo a tacere dai proprietari del Verbo. I media
presentano il presidente della Russia come un fascista rosso o uno Zar
redivivo: la sua legittimità non è legittima, anche se è maggioritaria. Al
contrario, ci sono i Buoni e i Giusti, di cui non è necessario contare i voti
perché la loro immagine afferma di per sé un’immensa popolarità. Questa è la
Verità officiata da chi governa la nostra soggettività, i mediatori del
linguaggio democratico, fraterno ed egualitario.
Le forze
capaci di impedire l'ultima libertà - morire odiando la loro verità - ci
educano nella giusta opinione e nei buoni sentimenti, per cui finiamo per amare
il Grande Fratello. I contumaci e gli impenitenti sono ricondotti in seno alla
verità dal potere della seduzione illuminata e dell'unanimità integrata. Non
dobbiamo resistere alla felicità di appartenere al coro della Verità senza
dissonanze. I padroni di Big Data sono il Grande Fratello e non c’è vita
oltre i loro algoritmi. Il mercante infinito, il mercante del nulla, è il
signore della grande democrazia realizzata. Sorridi e ricevi la tua merce in
tempo reale, mentre diventi tu stesso un sorriso commerciale, il venditore del
tuo cuore, felice tenutario delle tue catene. Fai clic su like e ricevi applausi
in forma di icona, baci virtuali senza contatto. Il pollice in posizione
verticale dà gioia, riempie di benessere online,
la soave convinzione di essere stimati, brillanti opinionisti, padroni dei nostri
gesti virtuali.
Viviamo con
la certezza inattaccabile, salvo pochi bastian contrari, di abitare il migliore
dei mondi. Resistono pochi residui del passato bisognosi di rieducazione.
Avanziamo lungo la via della felicità. Affrontiamo gli accidenti del destino (la
pandemia che ci sfugge) ma sappiamo combattere con la Scienza e le sue
tecnologie liberatrici la morbilità di un virus insolito, percorrendo la via
della retta opinione e di una vita piena di felicità. Qualsiasi opposizione è
resistenza ostinata, follia fanatica. Il dissidente sarà rieducato finché non
imparerà ad amare la Verità e restituire il bene ricevuto. Pessimismo e
amarezza sono indizi di sabotaggio, segni di errore o follia.
Preghiamo di
perdonare la lunga premessa, che, se non condivisa, permetterà al lettore di
risparmiarsi il resto della riflessione. Che fare, dunque, se il panorama è
quello descritto? L'uso della forza non è il principio della vitalità del
potere ma della sua disperazione. La forza è sempre l'ultima risorsa. Per
questo la nozione di egemonia spiega molto meglio la vitalità del potere.
Antonio Gramsci definì lo Stato l'egemonia blindata dalla coercizione. Ciò che
intendeva era che sono i processi
egemonici, intesi come dominio culturale, a stabilizzare il potere. La
coercizione opera laddove il consenso non è sufficiente. Il potere perfetto non è quello che frusta, ma quello che accarezza.
Ciò che sta
accadendo con il mondo digitale può essere analizzato in questa chiave. La
censura della rete non è una novità; da tempo è in atto un'escalation diretta per ragioni ideologiche contro siti, pagine e
profili “di destra”. Lo ammise senza reticenze Mark Zuckerberg alcuni anni fa davanti
al Senato degli Stati Uniti: l’ideologia di Silicon Valley è il progressismo
tecnoscientifico. Di qui la guerra
contro chi non la condivide.
La sistematicità della censura, tuttavia, è
un effetto. La sua causa si trova nella sistematicità della resistenza. Michel
Foucault disse che dove c'è potere c'è resistenza. La resistenza può mettere a
disagio il potere; la censura è il
risultato del disagio. Quando il potere censura, mostra la sua forza ma rivela
anche una debolezza. Quella debolezza è stata sfidata, costringendolo ad
abbandonare la maschera democratica per rivelare le sue pulsioni repressive.
Ecco perché l'approvazione di Trump è cresciuta dal 47% al 51% dopo la censura
di Twitter e le azioni della società sono precipitate in borsa.
La destra è censurata perché, in fondo, ha fatto bene il suo mestiere. Isolata dai media tradizionali, ha saputo
rifugiarsi nelle reti. Da lì ha lanciato la sua battaglia culturale, la guerriglia
digitale. La debolezza delle strutture organizzative è stata compensata da
un'ingegnosità praticamente infinita. Assedio di memi; innumerevoli video
virali; controinformazione, controcultura digitale; giornali alternativi;
dibattiti; resoconti seguiti da milioni di persone affamate di opinioni immuni
dalla correttezza politica. La sinistra è stata ampiamente aggirata nell'arena online, restando aggrappata ai giornali
che raccolgono la polvere nei bar, e alla TV generalista sempre meno guardata.
Tutto questo deve finire. I proprietari del sistema non permettono che
l'egemonia continui ad essere sfidata. Trump è stato un baco del
sistema; la destra popolare è un malfunzionamento da riparare. Devono stroncarla
sul nascere. Internet voleva essere il punto di arrivo della democrazia, e così
la rete ci è stata raffigurata per trent’anni. Alla fine, diventa la levatrice della
dittatura perfetta: totale privatizzazione dello spazio pubblico e totale
pubblicità della vita privata attraverso la sorveglianza perpetua e
onnipresente.
La rimozione
degli account di Donald Trump segna un
evento, il disvelamento della perfetta dittatura del digitale, poiché l'eliminazione dell'esistenza online implica
l'eliminazione dell'esistenza offline. Non serve uccidere, come
fecero con Kennedy. Nella nostra società, la politica è mediatica e digitale.
Ciò significa che al di fuori delle piattaforme digitali la politica è morta. E’ impossibile fare politica senza esistere
digitalmente: uccidere qualcuno digitalmente equivale a ucciderlo
politicamente.
La notizia
di oggi è Trump, ma la censura raggiunge potenzialmente tutti i dissidenti. Bigtech ha dimostrato di avere più potere del presidente
del paese più importante del mondo, che è anche un uomo d'affari
miliardario. Twitter, Facebook, Instagram, YouTube, SnapChat, lo hanno rimosso
dalle loro reti. Il commercio online, le piattaforme di pagamento come Stripe,
PayPal e Shopify guidano il boicottaggio delle sue aziende. Mentre i finti
libertari di sinistra giustificano la censura e il boicottaggio monopolistico, Ron Paul, il più importante uomo politico
libertario americano, è stato bandito da Facebook per aver
pubblicato un'opinione ritenuta errata dalle “norme comunitarie".
Tutto questo segna la morte della democrazia. E’ la fine dello spazio pubblico come
spazio aperto a tutti per
il libero dibattito, base del sistema democratico. Non c’è più la piazza
pubblica, l’agorà, sostituita da piattaforme digitali private. Non ci sono più cittadini ma utenti. La
differenza è evidente: i primi hanno diritti e libertà politiche, i secondi no.
L'utente entra in uno spazio pubblico privatizzato decisivo per il processo
politico, in cui non vige alcuno Stato di diritto, ma “norme comunitarie”
private, ineffabili, elastiche, sulle quali decidono insindacabilmente i
padroni delle reti sociali e i loro “sistemi intelligenti”. Uno spazio pubblico
monopolizzato da un pugno di colossi contro cui è impossibile competere.
Alcuni
tentativi ci sono stati: Parler, ad esempio, network conservatore rapidamente
rimosso da Google Play, il sistema delle applicazioni Android, e da Apple
Store, l'equivalente per iPhone. Poiché queste misure non sono state sufficienti
a distruggerlo, Amazon ha disconnesso i server
su cui si appoggiava. La migrazione di utenti doveva essere fermata: Bigtech stava
perdendo l’egemonia. Parler ha riferito
che nessun provveditore di servizi vuole accoglierla, quindi non può più esistere.
Possiamo continuare a parlare di libero mercato?
I dissidenti hanno un difficile compito, raddoppiare
le presenze: essere attivi nelle reti alternative, ma restare nelle reti
egemoniche. E’ lì che
si raggruppa la maggioranza, il terreno di combattimento dove si possono
raggiungere milioni di indecisi e di migranti delle idee, ai quali, nonostante la
censura, bisogna continuare ad offrire la nostra visione del mondo. Abbondano i
sedicenti liberali che non vedono alcun problema. In fin dei conti, sostengono,
i Bigtech sono società private, alle quali andrebbe riconosciuta la libertà di
censurare. Li paragonano con i giornali o con qualsiasi altra azienda. Patetico
confronto ed eccentrico liberalismo. La
caratteristica essenziale del mondo digitale è che, oltre a costituire un
oligopolio, ha colonizzato lo spazio pubblico, imponendo le proprie regole,
lasciandoci privi di reali libertà politiche. C’è di più: il mondo online colonizza la totalità della nostra
esistenza, in un folle processo di privatizzazione del pubblico e pubblicizzazione
del privato.
Tutte le
nostre attività vengono assorbite dalle piattaforme online. Non parliamo
più di comunicazione e intrattenimento, ma di lavoro, religione, istruzione,
fornitura di servizi pubblici, finanza, acquisti, vendite, politica,
sessualità. Da ciò che è tipico della sfera pubblica a ciò che è tipico della
sfera privata e intima. La distinzione
pubblico -privato si è dissolta. Internet è la sintesi di mondi prima
separati. Big Data memorizza la nostra
privacy per scopi commerciali e politici, mentre i sistemi di censura e i
revisori dei contenuti sopprimono le opinioni dissenzienti.
La dittatura
digitale è la dittatura perfetta. Sembra inevitabile. Disattivare il mondo online equivale a disattivare il
mondo offline, per la totale interdipendenza delle due dimensioni. Non
invano la sociologia afferma che dati e informazioni costituiscono la vera
infrastruttura strategica del XXI secolo.
Cosa fare allora? L'isolazionismo è la
decisione peggiore. Dovremo mantenere la presenza nelle reti dove si raggruppa
il pubblico indeciso, da conquistare con la battaglia culturale. L’azione deve essere cauta, tesa ad eludere, per
quanto possibile, la censura, in attesa e nella speranza che veda la luce
qualche nuova rete sociale dotata di propri server. Non possiamo rinchiuderci
in una bolla, il ghetto dei già convinti, in cui parleremmo tra di noi. La
censura avrebbe vinto definitivamente e la battaglia culturale si ridurrebbe a
un raduno di amici.
QUANDO TUTTO
SEMBRA PERDUTO, TUTTO È POSSIBILE. Possiamo perdere solo le catene che ci hanno imposto. Qualche voce si
leva. Angela Merkel considera problematico che i profili del Presidente degli Stati Uniti
siano stati definitivamente bloccati perché la libertà di opinione non deve essere
determinata dai responsabili delle piattaforme online. Auspica che Stati e parlamenti istituiscano un quadro normativo con cui
regolare l'utilizzo delle reti sociali. La cancelliera può piacere o no,
ma descrive il quadro e non le
piace quello che vede.
I bulli di Silicon Valley, ubriachi di onnipotenza, non ascolteranno. Sono un'orda sfrenata che non fa giocare Trump perché il pallone è il loro, brucia il campo e chiede alla polizia di sequestrare tutti gli altri palloni, anche quelli fatti di stracci o di carta. E’ una spirale di follia che può avere risvolti negativi. La buona notizia è che i capricci dei bulli digitali hanno portato alla luce molte applicazioni che vivevano ai margini. La migrazione dei nostri messaggi e delle nostre comunicazioni genera una sensazione di abisso; dobbiamo ricominciare da capo, umiliati e indifesi ma svegli.
Se si può mettere a tacere un presidente,
significa che il potere sta altrove. Il potere sono loro, Bigtech e Fintech, ed
è stato il governo più potente della terra a fornire gli strumenti giuridici.
Non parliamo dell’evidente alleanza tra finanza, cupole tecnologiche e apparato
militare industriale americano, ma di un regolamento statale. Si tratta della
Sezione 230 del Communications Decency Act del 1996 (ndr: presidenza Clinton), nato per combattere la pornografia, diventata l'arma
con cui Bigtech ha attivato la censura. La norma esenta le reti sociali
dalla responsabilità legale per qualsiasi
azione intrapresa in buona fede (il giudizio di buona fede è rimesso
alla fata turchina) per limitare l'accesso
o la disponibilità del materiale che considera osceno, violento, molesto o
altrimenti discutibile, indipendentemente dal fatto che tale materiale sia
protetto costituzionalmente o meno. Il potere pubblico della patria
della libertà ha fornito le forbici per tagliare le opinioni sgradite alla
plutocrazia digitale!
Dobbiamo mantenere i nervi saldi e imparare a
giocare su più tavoli. Non è
opportuno abbandonare le grandi piattaforme. DAVIDE PUÒ BATTERE GOLIA, MA NON IN CAMPO APERTO. Non dobbiamo fare l’errore di rinchiuderci in
quelle che vengono chiamate "camere
dell'eco" e ritrovarci in reti che parlano a se stesse. Le
nuove aziende, per offrire ciò che milioni di utenti resi orfani dai giganti
digitali cominciano a chiedere, devono avere coperture che ancora non esistono.
È UNA STRADA LUNGA E DIFFICILE, MA È IL
MOMENTO DI INTRAPRENDERLA. IL MONDO HA POTUTO VEDERE IN AZIONE L'ANIMA
TIRANNICA DEI PROPRIETARI DELLA RETE. DOVREMO ABITUARCI A UNA DOPPIA PARTITA A
SCACCHI: ATTIVARE ED ANIMARE NUOVE RETI E COSTITUIRE SPINE NEL FIANCO DI QUELLE
ESISTENTI, ESSERE VOLPI E LEONI, COME INSEGNAVA NICOLÒ MACHIAVELLI.
NULLA SARÀ GRATIS, SERVITO SU VASSOI
D’ARGENTO: la libertà si
dovrà riconquistare passo dopo passo, pagandola di tasca. Il tiranno digitale
potrà essere abbattuto, con perseveranza e coraggio, anche se la sua dittatura sembra
perfetta, inattaccabile. Per combatterla, per vincerla, occorre crederci e
accettare il rischio. Chi non è disposto a correre
qualche rischio per le proprie idee, ha
idee che non valgono nulla, oppure è lui a non valere nulla.